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COPERTINA

TUTTA LA VERITÀ SULLA GRAVIDANZA INDOSSANDO UN CAPPOTTO GRIGIO: Forse, dal momento in cui scopri di aspettare hai bisogno di sentirti rassicurata. Di una mano amica che ti prenda, ti porti con se e ti dica che sarà tutto perfetto e, che quello che stai vivendo, è il momento più bello nella vita di una donna. Io con Gaia, primipara di giovane età, ho avuto tutto questo. 24 anni, una gravidanza inattesa che ci ha sconvolto i piani, un matrimonio da anticipare ma anche una voce amica che mi diceva, fuori dagli schemi, dai miei schemi, che sarebbe stato tutto come l’avrei desiderato. Perché diventare mamma è il top, che il dolore del parto si dimentica appena abbracci tuo figlio, che la gravidanza è anche il momento in cui puoi prenderti del tempo per te, per la tua coppia, per riposare. E forse, rasserenata da questo sostegno morale sono arrivata al giorno del parto, dolorosamente indotto e senza epidurale quasi fino all’ultimo a pensare che ero tranquilla, che avrei partorito anche senza parto analgesia perché l’anestesista era occupato in un intervento delicato a cuore aperto e di certo quell’uomo sotto i ferri ne aveva bisogno più di me… Che pensiero generoso! Finché ad un ora dal l’espulsione e mio marito stanco di farmi le coccole alla schiena si è messo a giocare al cellulare l’ho guardato e gli ho detto: ” adesso tu prendi, becchi la prima infermiera, dottoressa, pesce cane o grumo di polvere che trovi fuori e mi fai fare l’epidurale perché sennò ti ammazzo!” È così spronato a tirare fuori le palle sapendo che glie l’avrei fatta pagare Lui è uscito, un po’ spaesato dalla sala parto ed in breve mi ha fatto ottenere il parto indolore. IL PARTO INDOLORE? parliamone.

Ho quindi pensato che avrei potuto dormire un po’. Ma come si fa a dormire con le contrazioni dell’ultimo minuto, epidurale o meno. Ed ecco tornare quella voce, la voce che ho più odiato per 23 anni della mia vita perché mi ha sempre detto dove sbagliavo anche quando io non volevo sentirlo, ma che in quei nove mesi mi aveva aiutato tanto. Mia mamma era entrata in sala parto tutta bardata di abiti sterili, avrei riso se non fosse che l’ho un po’ insultata (c’erano insulti per tutti). Non so come abbia convinto le infermiere ad entrare, solo una persona può restare con la partoriente in sala parto. Ma lei, ci era riuscita. Ha cercato di corrompere mio marito, con la scusa della stanchezza, ad uscire per poter restare al suo posto. Diego ha negato è così è stata costretta ad uscire. Mezz’ora dopo è nata Gaia. Uno scricciolo di 51 cm con la faccia di mio padre incollata addosso e gli occhietti aperti. Un emozione che neppure le scarpe che più desideri al mondo in saldo al 70% possono darti. Anche se ammetto che mentre spingevo, con il medico che mi faceva la manovra e altre sette persone in sala parto attorno a me a fissare la mia vagina e io dolorante, ho sognato di acquistare scarpe nuove. Ovviamente poi l’ho fatto!

Quello che nessuno sa è il dopo. Quando esci dall’ospedale, che hai tra le mani quel piccolo scricciolo d’amore e la tua mamma, che ti è stata vicina per tutto il tempo durante la degenza ti convince che bisogna tornare a casa solo in tre, perché è giusto, perché una nuova vita sta per iniziare insieme. Si è formata una famiglia e tu sei convinta anche se impaurita. Ti fa strano il fatto di non aver cercato quel legame madre- figlia per tutta la vita ma di volerla inaspettatamente vicina. Però dentro di te sai che ha ragione. Che l’autonomia che hai voluto ottenere con tutte le forze durante l’adolescenza, che fingesti di provare al compimento dei diciotto anni, era arrivato il momento di sfoderarla per davvero. Così, molto a malincuore quella figura si allontana, e tuo marito? Non ti dà un calcio nel sedere dove hai i punti e sei cucita come un tacchino pronto per il forno?! Ebbene sì, panico! perché Diego, al tempo: anni 27, dopo discussioni varie su chi avesse portato la carrozzina dei due, su se mettere o non mettere la cuffia in testa alla neonata ai primi di ottobre e come legarla in auto mentre non riusciva a chiudere il vecchio trio che ci avevano passato amici di parenti purtroppo di terza mano; spazientito mi ha tirato un calcio. Questo è il brutale ruolo che gioca la stanchezza. Questa è vita vera. Quella vita che la Famiglia del Mulino Bianco non ci racconta. Eppure dopo mesi di liti, psicologia di coppia e corsi genitoriali sono riuscita a perdonarlo. Ma ci sono riuscita davvero, quando ho scoperto che con gli anni, ed un equilibrio ritrovato, maturando e crescendo abbiamo scoperto di aspettare un secondo figlio. Anche stavolta inaspettato, durante un momento delicato e senza la mia voce amica.

Quella voce amica mancava, mancava un sacco, ma accanto a me finalmente avevo un uomo. Capace di accettare le sue responsabilità appendendo al chiodo il joystick della Playstation e che aveva voglia di dedicarsi a noi. Nessuna esclusa. Ricordando che già eravamo in tre, quattro con Bobby. Nella vita come si perde qualcosa però si ottiene qualcos’altro. La paura c’è sempre. È un po’ come quando intraprendi un viaggio in macchina, gli imprevisti posso esserci ma bisogna restare positivi, sennò non si andrebbe da nessuna parte. Così mi sono fatta forza e ho iniziato una nuova avventura più consapevole.

La verità sui 9 mesi di gestazione, ve la posso fornire ma sarebbe solo il mio punto di vista. Quello di una donna che quasi a 28 anni si accorge in un albergo nel cuore di Los Angeles di aspettare un figlio, che ha paura di sentirsi sola e piange. Poi si accorge che non lo è. Perché seppure siano stati mesi tosti. Una gravidanza a rischio con tanti piccoli e grandi incidenti, dentro di me era sempre viva una creatura che mi ha spronato a non mollare. Quando, ha iniziato a muoversi dentro il mio corpo e ho capito che si stava realizzando: che saremmo stati ancora genitori, ho iniziato a pensare che potevamo essere ancora più uniti. Un secondo figlio che porta la tua faccia, che abbracci e ha il tuo odore. Tutte cose che nonostante gli imprevisti possono solo servire a non abbattersi.

La verità? La verità è che fare un figlio non è una passeggiata, crescerlo ancor meno. È vero che hai la nausea (chi più chi meno), gli sbalzi d’umore, che la pancia ti pesa, che non devi fare sforzi per evitare aborti, che subentrano mal di testa, ti cala la vista, ti viene fame di cose che hai sempre odiato mangiare, stanchezza, poca memoria, pesantezza, nervo sciatico irritato e chi più ne ha più ne metta. Ma… È anche vero che appena il bimbo nasce, tutto scompare come per magia. Tu lo abbracci e sei consapevole che ne è valsa la pena. Come disse Carlo Verdone sul tetto in Manuale D’Amore 2: “Ne è valsa davvero la pena“.

Questo testo lo dedico alla mia mamma. Il cui pensiero della perdita mi fa ancora piangere a fiotti. Che io possa sentirla vicina anche stavolta… Come sempre.

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Elisabetta Bertolini

The author Elisabetta Bertolini

Nata a Cremona nel 1987, Elisabetta Carlotta Bertolini è una blogger e influencer appassionata e fantasiosa, sempre attenta alle ultime tendenze della moda. Diplomata al liceo artistico, alterna la sua vita da blogger fashionista a quella di dolce mamma della piccola Gaia. Il suo blog nasce nel 2013, esattamente il 27 marzo, e in soli due anni si afferma come uno dei più seguiti a livello nazionale e internazionale.

4 Comments

  1. il tuo look è davvero stupendo, ed anche le parole che hai usato in questo post, io ho avuto due bimbi e credo che non ci sia emozione più grande….mia madre ha detto che al prossimo o fa fuori mio marito o entra anche lei….e le mamme se decidono riescono 🙂

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