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collage bullisno

GIORNATA NAZIONALE CONTRO I BULLISMO: MI CHIAMAVANO GODZILLA

Data ufficiale 7 febbraio. Eppure sono diversi mesi che: OVS marchio di abbigliamento di fama nazionale mi scrive per chiedermi di condividere un post video sul Bullismo, taggando il tutto con l’hashtag ufficiale della campagna #OVSBULLISNO. Ci sono volute settimane su settimane ma mi sono decisa a raccontare la mia storia; per aiutare i tanti ragazzi che credono di essere sbagliati perché diversi o perché semplicemente vittime di una società marcia che fa vincere solo chi è perfetto. Proprio per questo non potevo permettermi di limitarmi a fare un semplice video, anche se per ogni video saranno devoluti 10 euro alla Onlus Fare x Bene per sensibilizzare alla tematica del Bullismo. Davvero interessante ma io volevo raccontarvi una storia…

Se cresci in una città di provincia dove le menti chiuse pullulano è complicato essere grasso/a, ancor più complicato se sei uno spirito socievole che è obbligato a chiudersi in se stesso.  Forse quando dico:” grasso” non riesco bene a rendere l’idea di 125 kg di ragazza, anni 12. Sì, siamo alle scuole medie e io amo semplicemente mangiare. Non mi rifugio nel cibo per cercare qualcosa che mi faccia stare meglio, lo ripeto: amo semplicemente mangiare.

no al bullismo #ovsbullisno
Elisabetta Bertolini 11 anni

Una scelta, quella di decidere se continuare a riempirmi la pancia dei manicaretti della nonna, oppure essere accettata dal mondo che mi circonda. Così in quella lunga estate che mi separa dalla prima alla seconda media. decido di fare un viaggio estivo insieme ad altre mie compagne di scuola. Quel viaggio che mio papà ha da sempre etichettato come la mia più grande delusione nei suoi confronti perché è dovuto venire a prendermi al confine con la Francia (sarà per questo che odio i francesi) perché io stufa di sentirmi “diversa” decido, probabilmente per attirare l’attenzione, di ingerire una serie di medicine che poi in realtà data la mia grossa massa corporea non mi fecero niente.

Ora. da genitore capisco che i miei hanno avuto sempre molta pazienza con me. Capisco anche perché mia sorella ha sempre riscosso più successo. Dopo tutto lei era magra, bella, e piena di ambizioni. Però c’è sempre il rovescio della medaglia. E qui chiedo di aprire bene le orecchie a tutti quei ragazzi e ragazze confusi che si sentono nullità davanti alla perfezione degli altri. Avere quindici anni e non sentirsi all’altezza non sarà mai paragonabile ad averne trenta ed essere un fallito. La vita, il senno di poi, a dimostrazione del fatto che nell’età dell’adolescenza siamo come dei vampiri in transizione. Mia madre diceva frasi del tipo: “Ora non sei né carne e né pesce” oppure “Vedrai che sboccerai come un cigno” e io non capivo. Lei ne era sicura. Poi un giorno ti svegli e ti accorgi di essere alla soglia dei 30 anni e comprendi quanta verità ci sia in queste parole. Però nel frattempo hai fatto un lungo e tortuoso percorso.

 

elisabetta bertolini 16 anni
io 19 anni

 

“… a 11 anni quando entravo in classe mi urlavano ‘Godzilla’, percorrevo le file tra i banchi, fino ad arrivare al mio sentendomi inadeguata e sola. La mia colpa? quella di pesare troppo..”

 

elisabetta bertolini 18 anni
io a 18 anni

QUASI 30 ANNI ED E’ IL MOMENTO DI DIRLO: MI CHIUDEVO IN CAMERA A PIANGERE QUANDO MI CHIAMAVANO “CICCIONA”

125 kg di peso o se preferite d’amore, sono cresciuta molto robusta sia dentro che fuori. Perché i ragazzini, come ben sapete, possono essere molto crudeli. Ma per chi, come noi, vive dall’altra parte non è facile essere un “ciccione”. A me personalmente chiamavano “Godzilla” e volevo sprofondare. Poi però… è stata la vita a punire tutti quelli che mi hanno trattata a pesci in faccia. Infatti io all’alba dei trent’anni e tantissimi buchi neri sulla mia anima di teenager triste e depressa perché troppo in carne, posso dire però di aver collezionato tantissime soddisfazioni, sia in campo lavorativo che personale. Mentre non posso dire lo stesso di “loro”.

 

 

 

 

elisabetta bertolini obesità
Io con mia mamma 13 anni

 

… Ero convinta che mia sorella fosse migliore di me perché era magra e bella mentre io mi sentivo solo un brutto anatroccolo

 

 

famiglia bertolini mara bertolini
la mia famiglia

Classe 87, ci siamo passati tutti. Si cresce con lo zaino in spalla, un cd di brani depressi di Laura Pausini mixed  dance music e le cuffie “a palla!” nelle orecchie. Si cammina a piedi da casa a scuola perché i genitori non vogliono comprarti il motorino e ci si mette il doppio di quelli “motorizzati” ad arrivare alla meta. In parte è stato meglio così, più tempo per pensare. Più tempo per me.

Fantasticavo un sacco, con la mente prima di dormire sognavo di vivere nelle serie tv che più mi piacevano, mentre alcuni amici in discoteca a 14 anni facevano già uso di sostanze. Adesso da mamma penso ai loro genitori, anche ai miei, e mi chiedo se davvero non si accorgevano di quello che facevamo. Poi c’era la mia migliore amica, invece, convinta che sua madre avesse assoldato delle spie russe. Invece forse aveva la fortuna di avere una madre attenta. Spererei di essere anche io così.

Ma non voglio uscire troppo fuori tema. Ma era per intavolare il tema bullismo. Uno dei ricordi più assordanti nella mia mente era quello di un gruppo di ragazzi, alle scuole medie, che durante l’intervallo facevano la ronda verso le classi più piccole avvicinandosi a noi “Matricole” e avvilendoci, additandoci. Io ero la vittima preferita di uno di loro che mi prendeva in giro per il mio peso. Non era il ragazzo che mi piaceva ma si permetteva di fare un giochino stupido spacciandomi per la sua ragazza; e gli altri ridevano. Il corridoio intero rideva, la scuola rideva: di me. Io e la mia amica avremmo voluto sprofondare. Conosco una ragazza che molti anni dopo è stata davvero “la sua ragazza” e non è finita bene; perché se esiste un Dio, questo Dio lo ha reso un fallito atomico. L’ho re-incontrato molti anni dopo in discoteca e ci ha provato con me, io lavoravo come ragazza immagine, sono stata al gioco e poi l’ho umiliato davanti a tutti. Piccola vendetta femminile. Sono tornata a casa e mi sono accorta che era riuscita a tirare fuori il peggio di me; mi sono sentita stupida al suo pari.

Racconto questa storia come potrei raccontarne altre mille. Poi un giorno, un pomeriggio, alle superiori, di ritorno da scuola mi sono fermata ad acquistare il mio solito ricco pranzo in una “tramezzineria” e dei ragazzi mi hanno preso in giro. Ho fatto finta di niente, ho ritirato il mio cabaret di 10 tramezzini a testa bassa, sono tornata a casa, li ho mangiati tutti, e poi non ho più davvero mangiato per 9 mesi. Mi ero posta degli obbiettivi. Sbagliati, frettolosi ma coraggiosi. Poi sono sbocciata come un cigno, aveva ragione mia madre. Adesso mi rendo conto che raramente si sbagliava. Questo per dire che non importa quello che sei durante l’adolescenza, spesso i “migliori” non portano a casa risultati, una volta divenuti grandi.

Quello che importa è fregarsene, se cadi nella loro tela sei spacciato. Lasciarsi alle spalle i giudizi e tutto quello che ti può far soffrire, cercare di circondarsi di veri amici. Anche se pochi, ma che ti facciano stare bene e porsi l’obbiettivo di non deludere le persone che ci amano.

elisabetta bertolini 16 anni
Io con la mia migliore amica Michela – 16 anni –

QUELLO CHE CONTA E’ IMPARARE A PENSARE CON LA PROPRIA TESTA

Avere sempre un confidente adulto che ti possa guidare, un insegnante, un genitore, un fratello. Persone fidate a cui parlare dei tuoi guai. Ed essere lungimiranti, non fermarsi alla prima opinione, lavorare sempre su se stessi, cercando di portare a casa il vero successo personale. Sono certa che progettare su se stessi, sulla propria personalità, non solo ci allontana da continui stereotipi ma ci fa sentire unici; in grado di smussare il nostro carattere ed esultare dei nostri risultati; quelli veri, quelli che contano. Quei risultati che ci si suda giorno dopo giorno, di cui un domani vorremo parlarne con i nostri figli.

Abbiate sempre il coraggio di amare la vostra diversità, per tutto il resto solo il tempo ci renderà vittoria.

shhh bitch no al bullismo

#OVSBULLISNO #BULLISMO #CYBERBULLISMO

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Elisabetta Bertolini

The author Elisabetta Bertolini

Nata a Cremona nel 1987, Elisabetta Carlotta Bertolini è una blogger e influencer appassionata e fantasiosa, sempre attenta alle ultime tendenze della moda. Diplomata al liceo artistico, alterna la sua vita da blogger fashionista a quella di dolce mamma della piccola Gaia. Il suo blog nasce nel 2013, esattamente il 27 marzo, e in soli due anni si afferma come uno dei più seguiti a livello nazionale e internazionale.

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