Adv, ad, advertising, sponsored chiamateli come volete, policy o no il fatto di dichiarare apertamente gli sponsor che supportano la nostra attività di blogger fa perdere armonia al mondo di comunicare.
Eppure dobbiamo metterci tutti a regola e adesso è chiaro che la maggior parte di noi viene pagato per indossare il tale abito o switchare proprio quel rossetto. E se nonostante tutti ci sono ancora dei temerari che preferiscono tenerlo nascosto a rischio di essere diffidati dal garante della privacy, la maggior parte di blogger ed influencer si sono messi in regola. Quindi evviva la GDPR: General Data Protection Regulation
Quindi nelle stories, sul feed ma anche e soprattutto nel blog compare molto chiaro l’hashtag: / #AD ed il romanticismo scompare. E tutto in regola secondo la “riforma” GDPR.
Piacere mi chiamo Elisabetta Bertolini e mi sono: blogger e influencer. Almeno così dicono ma io mi sento semplicemente: Betta.
Scrivo tutto questo perché non credo nelle etichette, mi chiamano “influencer” ma io non voglio essere portatrice di nessuno virus. Eppure se svisceriamo il tutto cercando di mettere assieme alcuni pensieri sparsi e mi faccio un esame di coscienza una parte di me è felice che possa essere regolarizzata la nostra professione, che possiamo mostrare anche il backstage della bella foto con la crema viso o il vestito. Però un’altra parte di me è triste perché non mi sento più sfrontata a comunicare e contesualizzare come vorrei il prodotto in una situazione che magari non è la mia attuale.
Faccio un esempio, non mi metto la crema da giorno in salotto vicino ad un mazzo di fiori ogni giorno, ma acquisto i fiori, creo un contesto ad hoc per promuoverla al meglio. Però io quella crema, quel prodotto make up, quel costume da bagno li uso veramente e se appaiono sui miei canali social o sul blog vuol dire che li amo, che mi sono piaciuti, che li ho nel mio beauty-case, nella mia valigia; che fanno parte di me.
Quindi nonostante tutto ben venga dire la verità ma volevo accompagnare questa verità non solo con un etichetta (#AD) ma anche con il mio pensiero. Mi diverto a farvi entrare nella mia vita di tutti i giorni e voglio che sappiate che dentro in questa vita, policy GDPR o meno, non c’è finzione anche se magari adesso fare storytelling viene più difficile.
Se me lo permetterete ogni giorno racconterò comunque una storia, se riuscirete a guardare oltre il sigillo finale di #AD o #sponsored leggendo tra le righe capirete che vi sto mostrando un about me che svela quanto al di fuori degli adv ci siamo sempre noi.