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Vi è mai capitato di sentirvi come “Posta Indesiderata“? Sì, quella che va in spam e non puoi farci niente.  Poi un giorno, ci guardi meglio dentro e ti accorgi che in realtà non tutto ciò che finisce in quella cartella è poco interessante.

Ecco, io, così, mi ci sono sentita spesso durante questi trent’anni. E dirlo attraverso uno schermo è più facile che dirlo faccia a faccia. Sono certa che, se non proprio tutti, la maggior parte di noi ha sentito almeno una volta questa sensazione. Di non valere niente e di fermarsi a pensare: farsi un esame di coscienza e dire: “ma io? cosa sto facendo?

Negli ultimi anni io mi sono buttata a capofitto nel lavoro, perché non volevo pensare a niente e, anche se è brutto da dire, a  nessuno; neppure a me stessa. Perché a volte pensare a se stessa non significa la beauty routine giornaliera o l’appuntamento che prendi dal parrucchiere ma guardarsi dentro. Io, questo non lo volevo fare ed ero convinta che avrei potuto vivere per sempre senza doverlo fare.

Super fiera, convinta e decisa sulle mie scelte, la regina del self control che riusciva ad accettare di se stessa anche il fatto di essere un po’ svampita e goffa. L’equilibrio di cui vi ho scritto mille volte, quello che esaltavo in ogni testo fingendo di sentirmi un coach e voi che mi scrivevate: “ma come fai a fare tutto? ma sei sempre in giro, ma che bella persona che sei.” E.. io ero arrivata ad un punto in cui ci ho creduto di essere tutto questo. Di essere la regina dei viaggi, quella che tornava la sera all’una di notte da Londra e la mattina era in partenza da Malpensa per New York. Quelle cose che ti fanno vedere impegnata agli occhi degli altri e che per certe mie colleghe blogger: fanno figo.

Per me non era il bisogno di fare figo a tendere le redini del mio teatro di burattini. Era ben altro. Non ho mai negato il motivo per cui ho iniziato a fare tutti questi viaggi, di base c’era una sofferenza ed il bisogno di vedere il più possibile e cambiare aria. Ciò l’ho voluto tramutare nel lavoro dei sogni di tutti ma che, so per certo, non tutti farebbero. Vivere come nomadi, appesi ad un filo e doversi confrontare a volte con la povertà e il dispiacere negli occhi di persone che probabilmente vedrai una sola volta nella vita. Ma che ti lasciano dentro una scintilla che ti cambia radicalmente.

E così, meta dopo meta di scintille ne sono scattate tante. Ma non quelle scintille che potete pensare voi, quelle di un amore a prima vista. Un impatto differente che ti apre la sfera emotiva dei ricordi e la mente e non puoi più tornare ad essere come prima. Perché non vuoi tornare indietro, e allora guardi avanti e ti intestardisci sempre di più del fatto che stai facendo bene.

Io guardando avanti, giorno dopo giorno, ora dopo ora, mi sono ossessionata dal bisogno di vivere di queste cose, e non parlo dell’albergo a cinque stelle in Time Square o le Terme naturali nel Deserto, ma gli occhi di un bambino che esce da scuola su una strada non asfaltata o i piedi di una signora malata di cancro che sguazzano nell’acqua del Giordano, sperando in un miracolo. Volevo pensare solo a questo e immergermi in tutto questo, gelosamente, condividendo solo una parte di quello che vedevo con voi.

Poi, un giorno stai per fare un altro dei tuoi casini senza pensare e all’improvviso, invece, è come togliere un cerotto. Tac, non sei preparata e un’altra di quelle cose che dovevano portarti via la voglia pensare ti mettono invece nella condizione di farlo e sei spiazzata. Questo intendo quando dico che mi sono sentita destabilizzata. E ho capito che l’interruttore che avevo spento, eliminando tutte le persone attorno a me che erano nocive per ammirare la vera bellezza del mondo, di colpo era tornato attivo. E come fai a spiegarlo a chi non ti conosce davvero che non sei pazza, ma semplicemente ti sei costruita un muro per non farci entrare dentro nessuno. Perché se non ci fai entrare dentro nessuno di nuovo, non sarai giudicata. Mai.

Ora vorrei spegnerlo, perché mi crea confusione, ma… la paura di non essere capiti, soprattutto quando hai vissuto in un modo in cui gli altri non possono immaginare, mi abbatte e sono ancora qui a chiedermi, perché, perché io non sono una persona semplice? Le persone semplici non soffrono quando si accorgono di essere “Posta indesiderata“, non ne fanno un dramma e voltano pagina. IO NO.

 

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Elisabetta Bertolini

The author Elisabetta Bertolini

Nata a Cremona nel 1987, Elisabetta Carlotta Bertolini è una blogger e influencer appassionata e fantasiosa, sempre attenta alle ultime tendenze della moda. Diplomata al liceo artistico, alterna la sua vita da blogger fashionista a quella di dolce mamma della piccola Gaia. Il suo blog nasce nel 2013, esattamente il 27 marzo, e in soli due anni si afferma come uno dei più seguiti a livello nazionale e internazionale.

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