Mi capita spesso, ed è un pensiero che faccio io stessa durante i miei trip introspettivi, sentirmi dire frase del tipo: “…sappiamo già come va a finire” – “comunque non mi hai detto come va a finire” -“ sai come finirà” – PERCHÉ?
Le sensazioni sono importanti, fanno gran parte dei rapporti ma dipendono molto dall’umore che abbiamo in quel preciso momento.
Frida Khalo diceva, “io ancora vedo orizzonti, dove tu disegni confini” diceva di venire da un altro pianeta. Forse sono proprio quelle persone che vengono da lontano ad essere le più lungimiranti.
Così mi chiedo, ogni volta che sento chi parla di consapevolezza affiancata alla fine di qualcosa che non è nettamente prevedibile, come facciamo, nel concreto, a sapere come andrà a finire? Nessuno lo può dire. Perché esistono svariate varianti di un unico fine. L’imprevisto e l’emotività sono già due di questi.
Possiamo essere follemente sicuri di qualcosa e poi da un giorno all’altro trovarci destabilizzati e rivalutare tutto. Nessuno può sapere come andrà a finire, neppure il guru più comprovato. Ci piace pensare di saperlo perché ci insegna il controllo di noi su quello che è il “caso”. Per questo motivo ci insegnano a vivere il presente. Perché il presente vince sulle strategie, non servono strategie quando si parla di emozioni e ci si può mostrare per quello che si è. Le strategie possono essere utili per finalizzare un nostro obiettivo professionale ma non per amarci consapevolmente.
Tutti vorrebbero sapere come andrà a finire, tutti vorrebbero sbirciare l’ultima pagina del libro.
Faccio ora un esempio molto banale che nella sua banalità ha molto da insegnarci. Mangio le unghie, proprio come si dice faccia la stra-maggior parte delle persone insicure. Una persona che mi è stata vicina intensamente per un breve momento della mia vita mi sgridava quando lo facevo, mi guardava in modo severo e mi diceva: “ Betta, smettila di mangiarti le unghie, è simbolo di insicurezza” – Non siamo perfetti, non siamo robot e ogni tanto sono pro: mangio le unghie. L’ultima volta che ho visto questa persona avevo le unghie così lunghe che mi chiese se fossero finte. Non lo erano ma io, sapevo, dentro di me che nonostante le unghie lunghe ero ugualmente insicura. È lo stesso motivo per cui non giudichiamo mai un libro dalla copertina, dobbiamo leggerlo e finirlo per poter dire se è bello oppure no.
Sempre correlato a questo esempio, ne voglio fare uno più attuale. Era da giorni che avevo una pellicina di troppo al bordo dell’unghia del pollice. Mi dava fastidio ma ero abituata ad averla e ho aspettato per giorni a toglierla, in qualche modo era lì, lo sapevo e mi faceva sentire sicura. Volevo tirarla via a mio modo. Stamane mi sono accorta, toccandomi le dita, con il solito modo, come quasi per giocare con la mia “amica” pellicina, che se n’era andata. Ho quasi pensato di averla tirata via con i denti; ho dubitato di me per un attimo. Poi invece ho capito. È come il corso dell’acqua. It’s gone. Guardo il mio pollice e mi manca sapere che è lì, se osservo bene vedo la radice e spero quasi che ricresca in qualche modo. La vita è come quella pellicina sul pollice. Oggi c’è e ti da certe cose, domani chissà. Proprio per questo non possiamo sapere, mai, prima, come andrà a finire.