Oggi vi racconto la storia di Valentina, che si sveglia presto al mattino e prende ogni giorno lo stesso autobus. Su quell’autobus, Valentina può sembrare una donna come tante, sul lavoro ride e scherza con i colleghi, riesce sempre a sorridere anche se torna a casa stanca, quando in testa frulla la malinconia. Quella che cerca di coprire la sera con una tazza di tisana e un film Netflix sotto le coperte.
Di giorno Valentina una ragazza solare: così bella, acqua e sapone. Ha quasi ventisette anni e non è fidanzata. Ogni tanto qualche coetaneo le chiede di uscire ma lei rifiuta. La testa di Valentina non è libera, figuriamoci il cuore. Lo divide con il senso di colpa di condividere il letto di un uomo impegnato, e insieme al letto, ne condivide anche le bugie. Per volersi convincere e sperare di poter essere lei, un giorno, l’ancora nei momenti più duri di Giorgio. Così, potranno uscire a cena a lume di candela anziché un rapporto frugale sui i sedili di un’auto e fare l’amore di nascosto durante la pausa di lavoro.
L’unica colpa di Valentina è quella di essere innamorata dell’amore, di aver bisogno di sentirsi ripetere tante belle parole. Ovvero che lei è diversa dalle altre che per Giorgio c’è solo lei nei suoi orizzonti. Lui è credibile quando le parla, la fissa negli occhi e lei si scioglie, come una liceale al primo appuntamento sulla ruota panoramica. Da lassù Valentina vede il mondo da una prospettiva diversa e anche se la visuale non è chiara e deve sforzare gli occhi, si fida ciecamente di Giorgio, lo asseconda, farebbe di tutto per lui. Senza accorgersi che così sta perdendo sé stessa, si sta annullando per lui.
Poi una mattina come tante, Valentina prende il solito autobus ma “buongiorno” di Giorgio non arriva, e così neanche la “buonanotte” e il silenzio continua per giorni. In un attimo tutte le parole dette nn hanno più valore. Valentina stessa ha perso valore.
Così Valentina piange sulla panchina del parco, non sa con chi parlarne, si vergogna perché realizza che lei non è una rovina-famiglie, in quegli attimi con Giorgio pensava di essere la migliore versione di sé stessa. Erano istanti solo loro.
Decide di provare a cercare Giorgio, sinceramente preoccupata, forse è stato male, forse non può avvisarla. Ma lui non risponde e attacca il telefono e le domande a questo punto si fanno macigni, si fanno ossessioni e l’amore diventa paura e tutto ciò che la mente umana non conosce ci spaventa.
Passano molti giorni e Valentina non riesce a mangiare, non riesce a dormire, finché un giorno, passeggiando per il centro, di ritorno dal lavoro, struccata, con gli occhi gonfi e il cappuccio della tuta in testa, li vede: Giorgio, sua moglie e i suoi figli. Una bellissima famiglia felice. Solo in quel momento Valentina realizza ciò che è diventata e si sente sporca.
Così, spegne il cellulare, come a volersi sconnettere con il mondo, corre a casa, assicurandosi di non essere vista da nessuno. Entra nella vasca da bagno e inizia a sfregarsi vigorosamente i capelli e la pelle. Poi si immerge totalmente nell’acqua ma la sensazione di non essere riuscita a ripulire il suo dolore non sparisce. A quel punto lo vede, il rasoio di suo padre, lo fissa per un po’ e poi decide di usarlo. Prima si taglia le braccia e si accorge di non sentire il dolore delle ferite, quelle che porta dentro sono più acute e più forti. Poi, con le lacrime agli occhi sceglie di tagliarsi i polsi. Un taglio netto, verticale, prima a sinistra e poi a destra. Valentina non si sveglierà mai più da quella doccia piena fino all’orlo d’acqua e sangue. Lei sa cosa lascia ma non sa cosa avrebbe potuto trovare. In una vita che era solo all’inizio: la sua.
Alla fine di un rapporto, qualsivoglia sia, si piange in due, se si potesse piangere nello stesso momento, insieme, nel confronto, forse nessuno sarebbe la vittima e al tempo stesso nessuno il carnefice.
Tratto da una storia anonima. #storiedidonne #reallife