L’altro giorno, ero molto triste, non solo per la scomparsa prematura di mio padre a causa dell’epidemia di Coronavirus ma per tutte le persone che attorno a me stanno perdendo la speranza di abbracciarsi in un momento di lutto, che hanno perso un parente sapendo che sarebbe morto da solo in una maniera inumana, per la sofferenza che sappiamo potrebbe essere più forte giorno dopo giorno.
Poi Diego mi ha fatto notare che fuori dalla finestra di casa nostra, dove stiamo affrontando la quarantena (lontano dalle nostre figlie) stava fiorendo la primavera. Ha scattato la foto che vedete in questo post e me l’ha fatta vedere. Ci ho visto un briciolo di speranza.
Giulia Porro nel frattempo mi ha mandato un testo bellissimo che voglio condividere con voi. E’ una bellissima poesia della veneziana Irene Vella, giornalista freelance (fra le tante altre cose, si definisce inviata di «Verissimo», di «Pomeriggio 5», e di altre trasmissioni Mediaset) che proprio alle città vuote del suo Veneto, e alle emozioni che ci attraversano in questi giorni, ha dedicato una poesia su Facebook.
La dedico a voi, perché a me ha dato molta speranza: ‘ERA L’11 MARZO DEL 2020’
“Era l’11 marzo del 2020, le strade erano vuote, i negozi chiusi, la gente non usciva più.
Ma la primavera non sapeva nulla.
Ed i fiori iniziavano a sbocciare,e il sole a splendere, e tornavano le rondini.
Diventava buio sempre più tardi e la mattina le luci entravano presto dalle finestre socchiuse.
Era l’11 marzo 2020 e i ragazzi studiavano sui pc da casa.
Fu l’anno in cui si poteva uscire solo per fare la spesa.
Dopo poco chiusero tutto, anche gli uffici.
L’esercito iniziava a presidiare le uscite e i confini perché non c’era più spazio per tutti negli ospedali e la gente si ammalava.
Era l’11 marzo del 2020 e tutti furono messi in quarantena obbligatoria: i nonni, le famiglie e anche i giovani.
Allora la paura diventò reale, e le giornate sembravano tutte uguali.
Ma la primavera non lo sapeva e le rose tornarono a fiorire.
Ci fu chi diventò dottore per aiutare chiunque un domani ne avesse avuto bisogno.
Fu l’anno in cui si capì l’importanza della salute e degli affetti veri, l’anno in cui il mondo sembrò fermarsi e l’economia andare a picco.
Ma la primavera non lo sapeva e i fiori lasciarono il posto ai frutti.
E poi arrivò il giorno della liberazione.
Eravamo alla tv e il primo ministro disse a reti unificate che l’emergenza era finita e che il virus aveva perso…
Che gli italiani tutti insieme avevano vinto.
E allora uscimmo per strada
Con le lacrime agli occhi
Senza mascherine e guanti
Abbracciando il nostro vicino
Come fosse nostro fratello.
E fu allora che arrivò l’estate, perché la primavera non lo sapeva e aveva continuato ad esserci…
Nonostante tutto
Nonostante il virus
Nonostante la paura
Nonostante la morte.
Perché la primavera non lo sapeva
Ed insegnò a tutti
La forza della vita 🌸”