Secondo me con il parallelo mondo virtuale la nostra mente ha perso la percezione e ci siamo dimenticati come si fa a stare al mondo. A tal punto che alcuni di noi non lo insegneranno neppure ai figli. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci sproni a prendere in mano la nostra vita, a muovere i passi.
Leggevo un interessante articolo sulla psicoterapia al parco. Nell’articolo era spiegato perché sarebbe meglio vivere la natura in un percorso di analisi introspettiva di noi stessi al tempo del Coronavirus (lo trovate qui). Ho pensato che fosse molto utile visto il trauma passato da tanti di noi e gli effetti della quarantena che probabilmente ci hanno peggiorato. Poi mi sono detta: in passato, dopo la guerra la gente era felice, si sentiva libera. I nostri avi hanno sempre avuto modo di ripartire senza il bisogno di profonde e lunghissime psicanalisi. Perché attualmente l’85% dei giovani vive un periodo di disagio e depressione post quarantena (fonte il web)? Un tempo era tutto più grezzo ma anche più semplice. Durante questa evoluzione rapida, abbiamo imparato a conoscere giorno dopo giorno nuovi input ma perdendo di vista quello che è il nostro canale di crescita personale. Quello che ci vorrebbe vedere un po’ meno evoluti ma più consapevoli. Forse è proprio questo bisogno spasmodico di reperire nuove informazioni con il quale ci troviamo a confronto ogni giorno che ci porta a doverle commentare per forza. Tutti opinionisti di tutto, tanti che ri-mettono al proprio pubblico le personali opinioni, impulsivamente; prima che si passi allo step successivo: ovvero la prossima news (comunicazione di servizio).
Generalmente tra una nuova informazione e l’altra passano in media 24 ore, ma possono volerci anche pochi minuti. Dipende da quante sono le nostre categorie di interesse visivo, auditivo e limbico. Su cosa si basano le nostre leve motivazionali e come le sviluppiamo quotidianamente. Su cosa fa perno la nostra forza interiore, quella che genera aspetti profondamente emotivi oppure meramente razionali del nostro modo di comunicare e affrontare la risposta ad una notizia.
Così ci lamentiamo che non siamo più in grado di instaurare rapporti, costruire relazioni solide, portare avanti i valori che ci hanno insegnato da piccoli e tramandarle ai nostri figli.
Ci sono tanti piccoli muri invisibili costruiti da paure e distanze. Le stesse distanze che crediamo ingenuamente di aver accorciato con l’importante avvento della connessione ma che ci allontanano dalle persone che abbiamo vicino e ci fanno perdere il contatto con la realtà.
Ergo, facciamo qualche esempio concreto sulla base delle mie esperienze: tuo padre ti parla e tu rispondi all’amico su whatsapp, la sera in famiglia per cena è servita la maratona di YouTube per ogni membro della famiglia, siamo a fare l’aperitivo tra amici e la necessità di fotografare i bicchieri e metterli online ci fa perdere minuti preziosi di una chiacchierata che non torneranno più. Già, perché tutto si circoscrive al tempo, tempo che investiamo per cose inutili, tempo che perdiamo per ansie con le quali siamo abituati a convivere nell’inconscio. Ovvero: se non posto subito il momento passerà è già arriverà quello di postare altro.
Non possiamo, quindi, vivere in differita, come un tifoso della Juventus non può guardare la partita il giorno dopo perché leggerebbe già gli spoiler sulla bacheca Facebook dei suoi numerosi contatti. Persone che magari neppure conosce e che lo CONNETTONO CON IL MONDO. Così se siamo connessi con il mondo ci sentiamo invincibili e questo senso di invincibilità fa i conti con le delusioni di ogni giorno, nella vita vera quando ci dicono semplicemente: No. E come si permettono a dire no a chi è connesso 24 ore su 24 con il mondo? Ma se ci fermiamo a pensare, lo siamo tutti, chi più chi meno, vive connesso. Non più tra di noi ma con il mondo intero.
E così partono le dirette, le pubblicazioni sperando che tra i nostri contatti la persona a cui ci interessa arrivare legga il messaggio. È come un lasciare tutto al caso, senza mai prenderci le nostre responsabilità di dire in faccia le cose. Posto un link: “questo è per te, se sei intelligente lo capirai” siamo certi che sarà letto ma non sempre è così. E lasciamo vite e decisioni in mano all’algoritmo di Instagram per poi fiondarci in analisi al parco o nello studio del nostro psicologo a raccontare questo: la paura del niente che soggettivamente per chi si è dimenticato come si vive per davvero, diventa la paura di tutto.