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Ho un ricordo molto confuso di 365 giorni fa. So solo che stavo piangendomi addosso perché ero stata scaricata dall’ennesima persona che si era infiltrata senza permesso nella mia vita promettendomi mari e monti. E questo, sommato ad altre tremende delusioni, mi avevano portato ad uno stato di apatia che mi portava di nuovo a fare uso spropositato di Xanax e Diazepam. Per cercare di dormire e non pensare, per non restare tutta la notte ad occhi aperti con la stanza dei pensieri la cui porta era praticamente impossibile da chiudere.

Poi, in modo violento ho dovuto riprendere nuovamente in mano stralci della mia vita per rivalutare le mie priorità. Non sarei partita per Parigi anche se tutto era pronto non avrei camminato in Place Vendome pronta a condividere status malinconici sui social. Io non lo sapevo ma alla mia porta stava per bussare un dolore molto più grande e profondo e l’unica cosa che potevo fare era imparare ad accoglierlo…

Una volta una persona mi ha detto che la perdita di un genitore è una lacerazione dell’anima. Credo che intendesse uno di quegli eventi che ti colpiscono e la cui ferita non riesci a capire quanto sia penetrante. Come un coltello che affonda nelle carni e non sai quali organi abbia feriti e compromesso.

Un anno fa avevo una scala di valori del tutto sballata e non avrei mai pensato di pagare un prezzo così alto per riequilibrarne il nesso. Tuttavia così è stato. E poi nel tempo ho compreso che a volte, bisogna perdere qualcosa per guadagnarne altre. È un po’ come un equilibrio cosmico molto complesso. Uno di quei motivi per i quali l’universo resta in piedi. Nessuna religione ne parla per davvero è più una sensazione che quando ti raggiunge non riesci a capirla subito ma poi, il tempo, raddrizza il tiro. Così mi sono data tempo e adesso se ripenso all’anno scorso mi viene banalmente: “quante cose sono cambiate” anche se mi sembra di non aver fatto niente. Pochi viaggi e senza allontanarmi mai troppo da casa, con una piccola valigia a tratti molto pesante; davvero piena di cose. Così sono stati fatti passi avanti. Così, questo anno è passato e adesso allo specchio ho davanti un’altra me. Non solo per quei quindici chili di troppo rimasti dal post parto. Sono cambiata in quello che uno psicanalista freudiano definirebbe il mio es.

Sicuramente mi piaccio di più ora e anche se non ho ancora fatto il vaccino per il virus, in qualche modo questo virus ha vaccinato me.

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