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C’è stato un periodo che mi è sembrato durare un’eternità in cui ho pensato di non farcela. 

E forse non ce l’avrei fatta davvero, se non avessi chiesto aiuto. 

Tutto è iniziato, ma ancora non lo sapevo, quando ho preso ad accorgermi che la pausa mondiale del Covid era finita e le nostre vite potevano riprendere in una sorta di nuova normalità. In quel momento la mia vecchia normalità mi ha ricordato che qualcosa mancava prepotente. E ancor più prepotentemente, mancava qualcuno che aveva accompagnato la mia esistenza fin dalla prima carezza il giorno della mia nascita. Lo stesso qualcuno che conteneva i miei scazzi quotidiani (a volte scazzando a sua volta), che mi portava e veniva a prendere ovunque (a qualsiasi orario), che nell’ultimo periodo mi aveva promesso di farmi anche da mamma; beh quel qualcuno non c’era più. 

La stessa persona che in quei momenti di sconforto da mamma disperata bussava alla mia porta senza essere invitato, mi chiamava per dimostrarmi in maniera non invadente che non ero sola, che cenava con me e stava seduto sul divano a non fare niente, a non dirsi niente, semplicemente perché c’era l’aria condizionata, trasmettevano l’Inter alla pay per view o il cane voleva farsi tirare la palla. 

Non ero sola neanche quando dovevo far addormentare i bambini e mio marito tornava a casa tardi dal lavoro. MAI SOLA.

Preso atto di questo terribile squarcio nell’animo impossibile da ricucire mi sono accorta che un altro Natale era passato e le mie due sedie vuote pesavano più di prima. Mi sono sentita sconsolata, abbandonata e piuttosto irritabile. Talmente arrabbiata da non poter sfogare quel dolore in altro modo che contro me stessa. 

Ci sono stati mesi in cui non potevo tenere mio figlio piccolo, altri in cui preferivo non vedere nessuno e mattine in cui non riuscivo fisicamente ad alzarmi dal letto. 

Ho chiesto aiuto e questo non si vede tra le pagine di un social ma lo si deve raccontare. Perché la psicoterapia è importante e non c’è da vergognarsi se si ha il coraggio di ammettere che non sempre ce  la facciamo da soli. Che poi da soli lo siamo lo stesso, sempre e comunque ma con una marcia in più. 

Non credo in Dio ma credo che volere sia potere e credo nel tempo. Nel tempo che ci si prende, mai uguale per nessuno e nella diversità inclusiva che è un diritto di tutti. Quello di essere diversi e di aver necessità diverse. Credo anche nella fame e nel confronto che sono un’altra storia e un nuovo capitolo anch’esso da raccontare. 

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