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Era da un sacco che volevo aprire una mia rubrica personale sulla sessualità. Non posso dire fosse un vero e proprio sogno nel cassetto ma da quando ho aperto il mio blog magazine nel 2013 ci ho fantasticato tante volte. Quello che mi frenava era la poca competenza in merito, quindi metto le mani avanti dicendovi di non prendere per oro colato quanto scriverò, o meglio sicuramente racchiuse in questo articolo (e nei prossimi) ci saranno le mie personali verità sulle quali potremo confrontarci. Quindi ho pensato perché no e mi sto buttando con il rischio che raccontando storie molto intime possa attirare a me una serie di molesti leoni da tastiera… eppure non voglio pensarci perché con i “se” e i “ma” non è possibile far partire un nuovo progetto. 

Parto con un argomento spinoso, ho scoperto la sessualità praticando autoerotismo già da piccolissima. Mi sono sviluppata all’incirca tra il mio nono e il decimo anno di età e da allora mi si sono aperte le porte verso un mondo nuovo e inesplorato. Tra l’altro il giorno del mio così detto menarca era un pomeriggio d’inverno, non ricordo il giorno preciso ma il buio era calato prima della sera vera e propria e io mi trovavo casualmente a casa da sola con mio padre. Doveva essere un week end perché mio padre non viveva con noi durante la settimana lavorativa. Quindi potete capire il mio stupore misto a paura e imbarazzo nel dover riferire ad una persona parzialmente estranea alle mie abitudini quotidiane, di quella macchia sugli slip. 

Pensatemi come una bambina grassottella abituata a stare spesso da sola, specialmente durante i miei giochi pomeridiani interrotti quel giorno da una macchiolina scoperta in bagno, dove mi ero recata semplicemente perché mi scappava la pipì.

Comunque se io ero così imbarazzata potete immaginare il grado di imbarazzo di mio padre. Lui laureato in scienze agrarie cosi tecnico a spiegarti la nascita di un vitellino o l’inseminazione artificiale di qualsiasi organismo animale o vegetale si sentiva inadatto e fuori luogo in quel momento.

Non ho ricordo di cosa mi fu detto nello specifico, tantomeno da mia madre perché io arrivai a conoscere la verità sul sesso e quindi sul piacere fisico molto più avanti tra il mio secondo e terzo anno di scuola media guardando i canali proibiti durante le mie notti insonni. 

Quando mia madre decise di mandare in casa di riposo la mia nonna paterna che viveva con noi, gradualmente spostai tutto ciò che avevo in camera da letto nella sua che era molto più grande ma soprattutto aveva la tv in camera. E così da quel tubo catodico durante le vacanze estive tra la seconda e la terza media imparai da sola cosa significasse eccitarsi e provare piacere. 

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source Pinterest

Ricordo che avevo un cassetto nel comodino di legno che cigolava quando lo estraevo e ci tenevo il burrocacao per lubrificare il clitoride. Praticavo autoerotismo a letto e nel bagno sul water. Arrivavo sempre a provare un intenso orgasmo e iniziavo a conoscere il mio corpo che seppur morbido mi dava soddisfazione il quel senso. 

Non ho mai smesso di provare piacere con atti autoerotismo che adesso non sono più un taboo in quanto ho da tempo reso pubblico che possiedo un vibratore clitorideo e lo uso spesso. 

Infatti con l’esperienza ho scoperto che la stimolazione del clitoride per me fino al momento è l’unica forma per provare piacere nonostante non mi sia mai tirata indietro a sperimentare anche con i vari partner diverse tipologie di piacere. 

Nel prossimo articolo parleremo della prima volta, di come ho scoperto che il sesso poteva essere praticato in coppia e del ricevere e dare piacere reciprocamente. 

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