Non me ne intendo di meccanica quantistica e se devo essere sincera googlerò tutto ciò che ne riguarda. Ma me ne intendo quanto basta di storie d’amore, esperienze d’amicizia, racconti about me; per sintetizzare in un solo elemento: me ne intendo di vita.
A volte mi capita di assistere a certi intrecci di vita, io ho questa mente analitica che assimila tutto e non può fare a meno di scrivere. Scrivere di alcuni di noi, spaventati così tanto dalla felicità che quando ne sentono l’essenza corrono a nascondersi e si fanno imprigionare da ciò che è sicuro ma non è felice.
Qualche giorno fa ho assistito ad una lite furibonda. Erano le due di notte, stavo scrivendo sul divano di casa mia e sul mio pianerottolo, fuori dalla porta dell’appartamento in cui vivo da ormai sette anni è successo il putiferio. E proprio mentre assistevo in silenzio, con in braccio il mio cane spaventato e la pioggia incessante contro i vetri del corridoio, iniziavo a realizzare che non so niente delle persone che abitano sotto il mio stesso tetto da che io possa averne un ricordo.
Ci sono occhi che siamo abituati a incrociare ogni giorno, saluti meccanici che ci vengono spontanei e segnano le abitudini tangibili di tutti i giorni. E poi ci sono le teorie sull’amore. Quello eterno finche dura, quello che lascia il segno e quello che vedi negli occhi tristi di un uomo che non sa più dove battere la testa. Ci sono sguardi che ricorderai per sempre, perché ti pervadono e ti lasciano qualcosa di profondamente introspettivo a tal punto da farti iniziare a pensare. I miei l’altra notte hanno incrociato uno di questi sguardi e ho sentito come un brivido di tristezza addosso.
Poi, sono passati diversi giorni e una persona che non vedevo da anni mi ha parlato della più bella equazione della fisica, quella che anche chi non ha una mente razionale, come me, può capire perché è così semplice ma al tempo stesso opinabile.

“Lei disse: “Dimmi qualcosa di bello!”. Lui rispose: “(δ + m) ψ = 0”
Tutto inizia così: “(δ + m) ψ = 0” con l’equazione della bellezza di Paul Adrien Maurice Dirac.
Paul Dirac e il fenomeno dell’entanglement quantistico. Il principio afferma che: “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema. In altri termini, quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce”.
Ed e’ il motivo per cui non possiamo smettere di amare qualcuno o qualcosa a comando e i ricordi vivono anche a distanza di abitudini e senza un senso logico prestabilito. Einstein lo definiva “fantasmatica azione a distanza”. Diventa un amore platonico, diventa una filosofia innaturale del nostro essere. Possiamo spiegarla così: “Se due persone interagiscono tra loro per un certo tempo in cui si verifica l’instaurarsi dei sentimenti reciproci di amicizia o di amore, e poi vengono separate, esse non possono essere descritte come due persone distinte ma, in qualche modo diventano un’unica persona. In altre parole, quello che accade a una di loro continua ad influenzare l’altra, anche se distanti chilometri o anni luce”.
Ed è la risposta che io ho voluto dare agli occhi dell’altra sera, e la risposta che ho voluto dare a me stessa. L’amore e la fisica non sono la stessa cosa ma se riescono a fondersi anche loro, come due particelle diverse che si scontrano per un solo decimo d’istante allora c’è una speranza per tuti noi.
